di Leopoldo Antinozzi
Siamo ad una svolta: o ritornare al Feudalesimo con un’umanità serva e senza diritti oppure lavorare per riappropriarci della nostra sovranità individuale. Due linee di sviluppo entrambe operanti nel mondo, la prima alla luce del sole, la seconda serpeggiante nella crescente consapevolezza delle singole persone. In realtà non c’è alternativa, non possiamo che accettare la responsabilità di sapere chi siamo veramente.
Prendo spunto dall’ultima fatica di Paolo Barnard espressa nell’articolo La Politica della Carenza, che consiglio a tutti di leggere, per proporre alcune riflessioni sullo stato attuale delle cose. Barnard ormai inserisce la sua critica al sistema economico nel vasto quadro di riferimento che va da cinquemila anni a questa parte, durante il quale una ristretta cerchia di dinastie regali hanno tenuto in pugno l’intera umanità attraverso l’emissione monetaria basata sul debito ad interesse.
Le teorie che una volta erano considerate sciocchezze dietrologiche di stampo cospirazionistico, relegate all’interesse di pochi maniaci, ormai sono prese seriamente in considerazione dalla maggioranza dei ricercatori onesti e il pubblico ne può verificare la dimostrazione collegando i puntini degli effetti concreti della politica e dell’andamento finanziario, che sono sotto gli occhi di tutti, per ottenere il disegno totale.
Barnard conferma anche quello che ancora una decina di anni fa si considerava solo come una prospettiva fantapolitica, ovvero che il Vaticano, fulcro del sistema manipolatorio mondiale, attraverso i suoi gerarchi eterodiretti, ha deciso di far retrocedere il complesso dei diritti di cittadinanza conquistati nell’ultimo secolo, ad uno stato pre-rivoluzione francese e ritornare al feudalesimo. Cosicché il progresso dovuto all’istruzione di massa che abbiamo avuto dopo la rivoluzione industriale sia stato utile a far diventare i sudditi capaci solo di essere bravi consumatori e, come ha detto qualcuno, abili a leggere al massimo i libretti di istruzione dei gingilli tecnologici che comprano.
Barnard non considera tuttavia, nella sua accorata quanto disperata analisi, una piccola ma fondamentale differenza. Al contrario dei tempi antichi, oggi siamo arrivati ad avere una capacità tecnologica formidabile, che determina una crisi permanente di iperproduzione di qualsiasi genere. Il sistema in realtà è in crisi perché è bloccato semplicemente dalla mancanza dello strumento primario di scambio, la moneta, la cui creazione rimane monopolizzata dal piccolo manipolo privato di famiglie che l’ha trasformata, da quello che avrebbe dovuto essere, un semplice mezzo di scambio, appunto, in una merce, oggetto di speculazione finanziaria essa stessa come fosse materia prima.
Cosicché sotto la spada di Damocle della Politica della carenza, sostenuta dall’infusione di terrore di perdere il lavoro e del rimanere a corto di contanti, oggi sembra che la popolazione sia disposta ad accettare condizioni di vita sempre più disagevoli. Ma è sempre più chiaro che la crisi è completamente artificiale. Tuttavia la gabbia legislativa realizzata soprattutto negli ultimi quarant’anni, è diventata talmente blindata che quanto più è diffusa l’evidenza dell’arraffa arraffa di coloro che detengono il potere, maggiore è il senso di impotenza che serpeggia tra la gente.
Siamo arrivati ormai al punto di rottura.
E’ vero che il sistema di controllo si guarda bene dall’arrivarci e cerca costantemente di spostare sempre più verso l’alto i limiti della sopportazione, grazie alle imponenti dosi barbituriche somministrate quotidianamente dei mass media. La loro funzione infatti è quella di smorzare la capacità di reagire da parte della popolazione, veicolandola verso quei residui canali istituzionali di sfogo, costituiti dall’obsoleto gioco della rappresentanza democratica, che risulta ormai del tutto inoffensivo per il potere.
Ma è anche vero che si tratta di una lotta contro il tempo: o loro riescono a scatenare subito la terza guerra mondiale, che è il metodo usuale che hanno sempre adottato in tempi di crisi generale, oppure la massa si accorgerà presto che il sistema è truccato. Per la verità, sta già cominciando ad accadere.
Una quantità sempre maggiore di persone cominciano a risvegliarsi da questa sorta di sonno della ragione. Si sta prendendo coscienza che il sistema ci ha ingannato dai tempi dei tempi e non solo dal punto di vista economico, perché l’indottrinamento che inizia fin dalla scuola elementare, per proseguire con maggiore efficacia alle superiori e all’università, riguarda l’intera struttura di conoscenze del mondo, della vita e della natura dell’essere umano.
In molti ci stiamo rendendo conto che il discorso basato sulla perdita della sovranità, che viene generalmente limitata alla politica nazionale e all’emissione monetaria non sta veramente in piedi, dal momento che:
- primo, non si tratta di una perdita, giacché in realtà non abbiamo mai avuta una sovranità, ma è stata sempre e comunque gestita dai pochi;
- secondo, la vera sovranità non può essere quella del popolo, che è un concetto astratto, strumentalizzato dalle ideologie politiche elaborate negli ultimi secoli e costretto all’interno di realtà territoriali fittizie, segnate solo dalle dinamiche di potere dei soliti pochissimi gruppi dominanti.
Una parentesi: ci hanno insegnato, soprattutto qui in Italia, che una nazione viene identificata dalla lingua che si parla all’interno dei suoi confini, ma non è vero. Quante sono le nazioni in cui si parlano più lingue? Un esempio qui in Europa è il Belgio, in cui le lingue ufficiali sono due, l’olandese e il francese, ma vogliamo parlare dell’India, in cui le lingue si contano a decine?
La vera sovranità è quella individuale e tocca sfere ben più ampie della politica e dell’economia.
In primis coinvolge la religione e il rapporto con la divinità; poi coinvolge la sanità e il suo rapporto con la morte; poi l’istruzione e il rapporto con la verità. Potremmo continuare con gli altri settori della società ma il discorso si farebbe complesso.
Limitiamoci per ora a constatare che si sta arrivando a comprendere che è il soggetto singolo l’unica entità veramente reale e concreta che può reclamare la sovranità, quella propria. Un individuo sovrano, al pari di una nazione, può decidere autonomamente di non essere più uno schiavo e sottrarsi al sistema che lo tratta come una batteria che alimenta il sistema stesso.
Viene così a decadere la necessità dell’esistenza delle classi sacerdotali che traggono potere dalla loro opera di mediazione tra l’individuo e la fonte della vita. In particolare la fonte dell’autorità per la politica, quella della ricchezza per l’economia, quella della divinità per la religione, della salute per la sanità, della verità per l’istruzione e così via.
In una comunità di individui sovrani interagenti fra loro non esistono più veri problemi, perché un problema diventa tale sempre e soltanto perché alimentato da chi ne vuole trarre profitto. All’interno di una comunità di individui sovrani una soluzione si trova sempre, perché l’interazione è solo tra individui sovrani e non c’è da combattere nessuno.
Rendiamoci conto che chi oggi propone soluzioni alla crisi, o peggio ancora, la combatte schierandosi contro il sistema, senza tener conto che l’unica sovranità da raggiungere è quella individuale, non può uscire fuori dalla condizione di confermare e alimentare indirettamente il sistema stesso.
Le molte comunità ecologiche che stanno formandosi dappertutto, intenzionate a creare al proprio interno una condizione di autonomia economica ed energetica basata sul rispetto reciproco e rispetto della natura che li ospita, è verso questo principio della sovranità individuale che stanno andando. Probabilmente non ne hanno ancora una chiara consapevolezza, ma di certo sanno bene che quel che stanno cercando è di liberarsi dalle maglie oppressive di un sistema asfissiante, che ha davanti a sé due sole alternative:
- o tradursi esplicitamente in un totalitarismo orwelliano;
- oppure crollare miseramente come un gigante dai piedi di argilla.
La prima alternativa, come abbiamo detto, ha bisogno di scatenare al più presto la guerra mondiale. Se non ci riesce, come sembra stia avvenendo, rimane la seconda.
Sarà forse un processo graduale, sofferto, contraddittorio, ma la direzione è segnata: l’avvento di una comunità mondiale costituita da individui sovrani.
Per ricollegarci all’inizio di questo articolo, la prospettiva necessariamente catastrofista, portata avanti da un ricercatore serio come Paolo Barnard, che vede approssimarsi un neo-feudalesimo imperante su una umanità senza più diritti, fortunatamente è destinata ad essere confutata proprio dal suo opposto. Ce lo auguriamo vivamente, anzi ne siamo certi.